1 aprile ore 19:30 C’è un soffio di vita soltanto

1 aprile ore 19:30 C’è un soffio di vita soltanto Regia: Matteo Botrugno, Daniele Coluccini
1 aprile ore 19:30 C’è un soffio di vita soltanto Regia: Matteo Botrugno, Daniele Coluccini

C’è un soffio di vita soltanto

 

Regia: Matteo Botrugno, Daniele Coluccini

 

Durata: 90’

 

La vita quotidiana di una testimone del tempo, una sopravvissuta portavoce di irriducibilità.

Lucy ha 96 anni e vive da sola, difendendo fieramente la sua indipendenza. Un tempo si chiamava Luciano, oggi invece è la trans più anziana d'Italia. Ai primi del 2020 Lucy ha ricevuto una lettera da Dachau: un invito alle celebrazioni per il 75esimo anniversario della liberazione dal campo di concentramento tedesco, dove è stata imprigionata in quanto "disertore dell'esercito tedesco", ma forse anche perché, come dice lei, era "un intruglio" scomodo per l'ideologia di purezza della razza nazista. Sarebbe la quarta volta che Lucy torna a Dachau, ma i forni crematori, quelli dove era costretta a trasportare i cadaveri ("alcuni ancora in vita"), non vuole più rivederli. Ma prima che possa partire per una quarta visita arriva la pandemia, che accresce la sua solitudine domestica.

Dopo Et in terra pax e Il contagio, Matteo Botrugno e Daniele Coluccini affrontano il documentario puro con C'è un soffio di vita soltanto ed entrano nella casa e nell'esistenza di una persona che più che sopravvissuta è testimone del tempo.

Il suo, ma anche quello di un'Italia attraversata dal pregiudizio, dagli abusi di preti pedofili, dal commercio sessuale, dalla morte delle persone care. Intorno a lei ruota una piccola corte di amici, vicine, assistenti e profughi che le fanno compagnia e la aiutano nelle necessità cui non può più provvedere da sola. Un cordone umanitario al cui centro giganteggia una trans che tracima umanità ed empatia per la sua "famiglia del cuore".

I registi, che hanno girato il documentario in piena pandemia, la raccontano nei suoi gesti quotidiani, nella sua fatica di vivere, nelle sue paure e i suoi incubi ancora ambientati nel campo di concentramento Lucy è un'aliena che ritiene non valga più la pena di rimanere su questo pianeta e pensa che sia meglio andare su uno di quelli che ha visto in televisione o in VHS. In un'epoca in cui i giovani si avvicinano all'idea della fluidità di genere Lucy incarna la determinazione ad essere se stessa ad ogni costo, rivendica la sua diversità con le sue scelte di vita, si impone di superare gli abusi e i gesti di discriminazione subìti. E ne ha seppelliti tanti: corpi ridotti a scheletri, ma anche aguzzini che non sono arrivati alla sua veneranda età. Davvero, come dice una donna di origine africana che viene ad assisterla, sembra possibile che il destino l'abbia scelta come portavoce di un'irriducibilità capace di sconfiggere il tempo e la barbarie dal volto umano.