RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI  ed. 2014

“Riusciranno i nostri eroi. I nuovi autori del cinema italiano incontrano il pubblico”.

La rassegna è organizzata da Fice Emilia Romagna in collaborazione con la Rete degli Spettatori e il gruppo Emilia Romagna-Marche del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici ItalianiCome tutte le iniziative Fice è realizzata grazie al sostegno della Regione Emilia-Romagna.


e a Bobbio, l'atmosfera festival continua in tutte le stagioni!

                            FILM IN RASSEGNA

6 - 7  - 8 DICEMBRE

 

ORE 19,30

 

 14 - 23 NOVEMBRE

 

ORE 21,15


LA ZUPPA DEL DEMONIO

 

"La zuppa del demonio è il termine usato da Dino Buzzati nel commento a un documentario industriale del 1964, Il pianeta acciaio, per descrivere le lavorazioni nell'altoforno. Cinquant'anni dopo, quella definizione è una formidabile immagine per descrivere l'ambigua natura dell'utopia del progresso che ha accompagnato tutto il secolo scorso. E' questo il tema del film: l'idea positiva che per gran parte del Novecento (almeno fino alla crisi petrolifera del 1973-74) ha accompagnato lo sviluppo industriale e tecnologico. Perché è facile oggi inorridire davanti alle immagini (proprio de Il pianeta acciaio) che mostrano le ruspe fare piazza pulita degli olivi centenari per costruire il tubificio di Taranto che oggi porta il brand dell'ILVA: eppure per lungo tempo l'idea che la tecnica, il progresso, l'industrializzazione avrebbero reso il mondo migliore ha accompagnato soprattutto la mia generazione, quella nata durante il miracolo economico italiano."

 

GENERE: Documentario

 

REGIA: Davide Ferrario

 

DURATA: 80 Min

 

CRITICA: Un documentario capace di far parlare immagini del passato senza mai snaturarle. Lo sviluppo industriale e  tecnologico ha accompagnato l'intero XX secolo come idea positiva. A lungo si è ritenuto che l'industrializzazione e il progresso avrebbero portato a un sostanziale e irreversibile mutamento della società. Utilizzando i materiali messi a disposizione dall'Archivio Nazionale del Cinema d'Impresa del Centro Sperimentale di Cinematografia d'Ivrea, il documentario mostra come questa idea si sia concretizzata attraverso i decenni.
Davide Ferrario non è solo un interessante regista di film di finzione ma anche un acuto documentarista capace di far 'parlare' immagini del passato decontestualizzandole ai fini di un proprio punto di vista senza però mai snaturarle. È quanto si impegna a fare anche in questa occasione, stimolato da quel coltissimo archivista e cinefilo che è Sergio Toffetti. I volti degli operai di un passato poi non troppo remoto testimoniano del bisogno di riscatto sociale ma anche di un senso di contributo alla crescita collettiva che oggi sembra essersi smarrito in monadi di solipsismo quando non in micro consorterie in lotta tra loro. Ferrario non prova nessuna nostalgia per quel passato. È ben consapevole che quell'utopia vede proprio in questi nostri tempi il suo misero e non indolore fallimento. Sa che lo spettatore odierno inorridisce quando vede abbattere uliveti per fare spazio a quell'ILVA che a Taranto ha portato lavoro ma anche morte. Ha però la convinzione che sia stato un periodo dotato di "una energia, talvolta irresponsabile ma meravigliosamente spericolata verso il futuro, che è proprio ciò di cui sentiamo la mancanza oggi." Si fa accompagnare e ci fa affiancare nel percorso da citazioni di uomini di cultura che vanno da Marinetti a Gadda, da Primo Levi a Pasolini (lo stesso titolo è una citazione da un testo di Dino Buzzati riferentesi alle lavorazioni in un altoforno). Tra tutte ne va ricordata una che marca con dolente sensibilità il film. È di Pier Paolo Pasolini: "Nei primi anni sessanta, a causa dell'inquinamento dell'aria e, soprattutto, in campagna, a causa dell'inquinamento dell'acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c'erano più. Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque non può più avere i bei rimpianti di una volta". Sono parole scritte nel 1975.

 

NOTE: Presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2014.

 

 

VENERDI' 21 NOVEMBRE

VENERDI' 28 NOVEMBRE

 

ORE 21,15


DOMENICA 30 NOVEMBRE

 

ORE 17,30


IO STO CON LA SPOSA

 

 

Un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano incontrano a Milano cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra, e decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri però, decidono di mettere in scena un finto matrimonio coinvolgendo un'amica palestinese che si travestirà da sposa, e una decina di amici italiani e siriani che si travestiranno da invitati. Così mascherati, attraverseranno mezza Europa, in un viaggio di quattro giorni e tremila chilometri. Un viaggio carico di emozioni che oltre a raccontare le storie e i sogni dei cinque palestinesi e siriani in fuga e dei loro speciali contrabbandieri, mostra un'Europa sconosciuta. Un'Europa transnazionale, solidale e goliardica che riesce a farsi beffa delle leggi e dei controlli della Fortezza con una mascherata che ha dell'incredibile, ma che altro non è che il racconto in presa diretta di una storia realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013.

 

GENERE: Documentario

 

REGIA: Antonio AugugliaroGabriele Del Grande,Khaled Soliman Al Nassiry

 

ATTORI: Tasneem FaredAbdallah Sallam

 

DURATA: 98 Min

 

CRITICA: Una favola di disobbedienza civile che risolve con estro il dibattito sul diritto alla mobilità.

Per andare in scena si comincia sempre dal costume, l'abito creato apposta per gli attori e indossato durante la rappresentazione. Ma quello che il documentario di Gabriele Del Grande, Antonio Augugliaro e Khaled Soliman al Nassi racconta è la realtà di uomini e donne che hanno interpretato un ruolo e infilato un costume per beffare il destino e garantire un futuro a chi amano.
Documentario nomade finanziato 'dal basso', Io sto con la sposa mette letteralmente in schermo un matrimonio e il suo corteo di invitati mai così partecipi. Perché i cinque protagonisti di questa avventura sono in fuga dalla guerra e dal loro Paese fiaccato dalla belligeranza. Palestinesi e siriani sopravvissuti ai marosi, sbarcati a Lampedusa e decisi a raggiungere 'creativamente' la Svezia. Ad aiutarli un regista, un giornalista e un poeta sirano-palestinese convinti che nella vita prima o poi bisogna scegliere da che parte stare. Schierati da quella del sogno, disattendono le leggi del Vecchio Continente e arrivano in meta. Non la casa base ma una nuova casa, che alleggerisca a chi ha chiesto loro soccorso, le ragioni per cui hanno rischiato la vita, spaiato i loro affetti e abbandonato tutto quello che avevano costruito. Nel viaggio verso la Svezia, terra promessa e unica 'eccezione' europea che dal settembre 2013 concede il diritto di residenza a tutti i siriani che domandano asilo, i protagonisti si raccontano, rivelandoci chi è veramente un rifugiato e ricordandoci correttamente che nessuno sceglie di esserlo. Il dilemma, la condizione in cui una decisione si impone tra due o più alternative ugualmente indesiderabili, rappresenta in sintesi lo stato del profugo. Dittature, crolli di dittature, guerra, soprusi impongono a uomini e donne risposte immediate al problema, che molto spesso non si risolve poi nel compimento della scelta. Sono decisioni i cui effetti dolenti permangono anche dopo l'espatrio, condizionando la vita futura in diaspora. Così Alaa, partito con suo figlio Manar e lasciato il minore in Palestina senza sapere se lo rivedrà mai o se riuscirà mai a condurlo lontano dal pericolo e vicino al cuore. A non avere dilemmi nel consentire l'accesso al territorio e alla procedura di asilo, dovrebbero essere invece le autorità italiane, francesi o tedesche che siano. Autorità eluse con indocile grazia dagli autori che stanno con la sposa e la scortano per tremila chilometri, tingendo il loro documentario di un tono fiabesco. Una favola di disobbedienza civile che ha abbattuto gli orchi, che confida nel prossimo e che reagisce all'Europa, alle sue forme di contenimento, controllo, detenzione e respingimento. Azione politica in immagini, Io sto con la sposa solleva e risolve con estro il dibattito sul diritto alla mobilità, il diritto delle persone a spostarsi senza impedimenti, sfuggendo guerre o dittature crudeli. A incarnare l'Odissea in costume nuziale, che muove da Milano alla volta di Stoccolma, passando per Marsiglia, Bochum e Copenaghen, due sposi e un solido e solidale contorno di comprimari, che hanno il volto di chi è 'affondato', di chi è riemerso, di chi come Manar 'rappa' la propria vita e i suoi pochi anni per dirsi al mondo e per dire al mondo che non si sente più straniero e che quello che desidera si trova finalmente in questo posto, a questo punto.

 

NOTE:Presentato al Festival di Venezia 2014 nella sezione Orizzonti.

 

 

3-4-5 ottobre

 

ANIME NERE

 

 

Storia di una famiglia criminale vista dall'interno, negli aspetti più emotivi e contraddittori, che si spingono fino agli archetipi della tragedia greca. In una dimensione sospesa tra l'arcaico e il moderno, si svolge il racconto di tre fratelli che, dal Sudamerica e dalla Milano della finanza, sono costretti a tornare nel paese natale sulle vette selvagge della Calabria per affrontare i nodi irrisolti del passato.

 

GENERE: Drammatico

 

REGIA: Francesco Munzi

 

ATTORI: Marco LeonardiPeppino MazzottaAnna FerruzzoFabrizio Ferracane, Barbora Bobulova

 

DURATA: 103 Min

 

Un lavoro egregio, dall'affondo potente: un film-racconto, dai forti contrasti.

 

Presentato in concorso al Festival di Venezia 2014.

 

GENERE: Documentario

 

REGIA: Agostino Ferrente, Giovanni Piperno

 

DURATA: 88 Min 

 

La fatica e la bellezza di crescere al sud attraverso le storie di quattro ragazzi, raccontati in due momenti fondamentali delle loro esistenze: la prima giovinezza nella Napoli piena di speranza del 1999 e l'inizio dell'età adulta in quella paralizzata di oggi.