𝐂𝐈𝐍𝐐𝐔𝐄 𝐒𝐄𝐂𝐎𝐍𝐃𝐈 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐞𝐝𝐢̀ 𝟔, 𝐯𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐢̀ 𝟕, 𝐬𝐚𝐛𝐚𝐭𝐨 𝟖, 𝐝𝐨𝐦𝐞𝐧𝐢𝐜𝐚 𝟗: 𝐨𝐫𝐞 𝟐𝟏:𝟎𝟎 𝐬𝐚𝐛𝐚𝐭𝐨 𝟏𝟓: 𝐨𝐫𝐞 𝟏𝟖:𝟑𝟎 𝐝𝐨𝐦𝐞𝐧𝐢𝐜𝐚 𝟏𝟔: 𝐨𝐫𝐞 𝟏𝟔:𝟑𝟎 #cinquesecondi #cinquesecondiilfilm

CINQUE SECONDI

 

Paolo Virzì torna a raccontare con il suo sguardo ironico e toccante una storia profondamente umana sulle seconde occasioni, le complessità degli affetti, dei dolori e di quel gran casino che è il rapporto genitori-figli, laddove insieme all’amore inevitabilmente nascono traumi e interrogativi destinati a restare senza risposta alcuna. Poiché, come è bene considerare, è il primo giro di giostra per entrambi, e l’errore – perfino il più drammatico e amaro – va perdonato

Chi è quel tipo scontroso dall’aria trascurata che vive da solo nelle stalle ristrutturate di Villa Guelfi, una dimora disabitata e in rovina? Passa le giornate a non far nulla, fumando il suo mezzo-toscano ed evitando il contatto con tutti. E quando si accorge che nella villa si è stabilita abusivamente una comunità di ragazze e ragazzi che si dedicano a curare quella campagna e i vigneti abbandonati, si innervosisce e vorrebbe cacciarli. Sono studenti, neolaureati, agronomi, e tra loro c’è Matilde, che è nata in quel posto e da bambina lavorava la vigna con il nonno Conte Guelfo Guelfi. Anche loro sono incuriositi da quel misantropo dal passato misterioso: perché sta lì da solo e non vuole avere contatti con nessuno? Mentre avanzano le stagioni, arriva la primavera, poi l’estate e maturano i grappoli, il conflitto con quella comunità di ragazze e ragazzi si trasforma in convivenza. E Adriano si troverà ad accudire nel suo modo brusco la contessina Matilde, che è incinta di uno di quei ragazzi…

 

Genere: Commedia

 

Regia: Paolo Virzì

 

Attori: Valerio Mastandrea, Galatea Bellugi, Valeria Bruni Tedeschi, Ilaria Spada

 

Durata:105 min

 

Critica: Paternità, colpa, rinascita, il nuovo film di Paolo Virzì, sette volte David di Donatello, racconta la storia di un uomo schiacciato dal rimorso, ma anche della possibilità che la vita offre se non proprio di riparare, quantomeno di recuperare. Cinque secondi, presentato alla ventesima Festa del Cinema di Roma, vede Valerio Mastandrea in una delle sue performance più intense e convincenti, affiancato dalla vitalità di Galatea Bellugi (Gloria! 2024) e dalla sensibilità di Valeria Bruni Tedeschi.

Con Cinque secondi il regista e sceneggiatore Paolo Virzì realizza un racconto che riesce a mischiare sapientemente dolore e rinascita, morte e vita, tragedia e gioia, disegnando un ciclo che, come in natura, dal dolore è capace di generare un nuovo risveglio.

Valerio Mastandrea incarna con straordinaria profondità l’atroce amarezza del protagonista e con il giusto equilibrio, senza enfasi, restituisce il percorso dalla rassegnazione alla rinascita di questo padre.

Le musiche, scritte ad hoc da Paolo e Carlo Virzì, accompagnano il ritmo di un racconto che sa bilanciare sofferenza e spinte vitali. Eccellenti anche le interpretazioni di Valeria Bruni Tedeschi e Galatea Bellugi, due estremi di un uguale, tenace attaccamento alla bellezza della vita e all’amore verso la natura. Una riflessione intensa anche sul senso della paternità e della colpa accompagna una storia che non si fa mai didascalica.

Virzì abbandona ogni distacco ironico per immergersi (e immergerci) nel viaggio di redenzione del quale abbiamo disperatamente bisogno oggi.

Adriano Sereni è un cinquantenne che vive da recluso dentro un'ex scuderia. Non fa entrare in casa nemmeno il tecnico per riparare la caldaia, o il postino che gli consegna raccomandare destinate a rimanere chiuse, e si ciba solo di scatolette che abbandona in giro per la sua disordinata dimora. Non si lava praticamente più e "puzzicchia", come dice la sua amica Giuliana Marziali, che è stata sua socia in un importante studio legale: perché Adriano era un avvocato di successo, prima che un tragico evento gli spezzasse la vita in due. Giuliana cerca di convincerlo a presentarsi in tribunale - sì, le raccomandate erano convocazioni giudiziarie - ma lui accetta solo perché gli pare un'opportunità di rivedere il figlio Matteo, rimasto a vivere con l'ex moglie, cui manda messaggi quotidiani che rimangono senza risposta. Intanto, nella villa abbandonata di fronte alle scuderie, si accampa un gruppo di ragazzi, capitanato dalla volitiva Matilde, che vuole piantare viti e fare il vino, disturbando lo scorbutico eremita.

Che cos'è un padre? È questa la domanda che Cinque secondi, il nuovo film diretto da Paolo Virzì e scritto insieme al fratello Carlo e a Francesco Bruni (anche coautore del soggetto), e per fortuna non è un film a tesi, ma una storia vera e propria, per certi versi quasi una favola (il gruppo dei giovani disturbatori" che passano gran parte del temo a suonare e cantare sono davvero una fantasia bucolica).

Cinque secondi appare come il doloroso precipitato dell'esperienza di padre separato del regista sublimata in forma artistica, depurata dal rancore, ma ancora profondamente radicata nella paura di non essere la figura paterna che sperava per i propri figli: non è un caso che nella squadra del film ci siano suo fratello e sua figlia Ottavia, qui (ottima) costumista.

Adriano è "un padre che ha sempre navigato controvento", che ha compiuto azioni "inadatte" e ha immaginato il proprio ruolo in modo creativo e inconsueto per poi comprenderne "cinque secondi" troppo tardi i rischi. Si è rivelato a se stesso un padre "inadatto" e "inutile", e adesso è intento ad espiare quella colpa, comportandosi come un Clint Eastwood maremmano (e ricordiamo che il nucleo del senso di colpa di Eastwood, che è anche il nucleo doloroso e irrisolto di alcuni dei suoi film, è il tormentato rapporto con una delle sue figlie).

La sua protettività verso Matilde, che rifiuta ogni forma di patriarcato, è anche un modo per raccontare una generazione, quella dei ventenni di oggi, che sta ridefinendo i ruoli di genere, il che lascia soprattutto i maschi privi di una collocazione tradizionale, e non sempre per scelta. Il corollario del concetto di "terra abbandonata diventata di tutti" con cui il gruppo dei ragazzi si impossessa dello spiazzo di fronte alle scuderie è che l'appartenenza - a una famiglia, a un genere, a un'identità - sia superata, e questo non è solo liberatorio, è anche... spiazzante. "Tanto un padre non serve", si dirà nel film. Dunque "c'è ancora bisogno di padri?" potrebbe essere la domanda correlata a quella centrale.

Ma la squadra di sceneggiatura, la regia "a mestiere" di Virzì e la recitazione del cast creano personaggi, non algoritmi. E dunque Valerio Mastandrea regala la sua naturale misantropia e la sua incongrua tenerezza al ruolo di Adriano: Valeria Bruni Tedeschi fa di Giuliana una donna di buon carattere, sempre disposta a comprendere e ad alleggerire; Ilaria Spada nel ruolo dell'ex moglie lascia filtrare la sua dolcezza attraverso le crepe dolorose d’una maschera di rancore e disperazione. Ma a brillare è soprattutto Galatea Bellugi, di formazione artistica mitteleuropea, restituendo carne, sangue e toscanità ad un personaggio che sulla carta avrebbe potuto rimanere uno stereotipo agreste.

Con Cinque secondi Paolo Virzì fa un j'accuse del sarcasmo con cui, in una certa misura, ha guardato il mondo, anche attraverso i suoi film, e abbandona ogni distacco ironico per immergersi (e immergerci) nel viaggio di redenzione del quale abbiamo disperatamente bisogno oggi.

 "Bisogna avere fiducia, tanta fiducia", dirà Adriano, con nello sguardo la consapevolezza che quella fiducia potrebbe non bastare. Ma che sa che, da padre, è imprescindibile, e le si deve imprescindibile rispetto. 

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