
ELIO
Elio, film diretto da Adrian Molina, Madeline Sharafian e Domee Shi, racconta la storia di un bambino di undici anni di nome Elio, che ha un carattere artistico, creativo e sognatore, ma ha difficoltà a integrarsi con gli altri e spesso si rifugia nel proprio mondo immaginario. Grande appassionato dello spazio, è affascinato dagli alieni e desidera più di ogni altra cosa essere rapito da loro.
Sua zia Olga, impegnata nella direzione di un progetto militare top-secret, si trova ben presto a decodificare uno strano segnale giunto dallo spazio. La donna, però, non immagina che dietro quel messaggio ci sia proprio suo figlio.
Elio, infatti, è stato teletrasportato nello spazio ed è finito nel Comuniverso, un'enorme organizzazione interplanetaria con rappresentanti di galassie lontane. Scambiato per errore per un ambasciatore ufficiale della Terra, Elio si ritrova coinvolto in un'impresa epica: dovrà stringere legami con eccentriche forme di vita aliene, superare prove sorprendenti e gestire una crisi di proporzioni galattiche.
Nel suo viaggio, accompagnato da Glordon, il suo primo e bizzarro amico alieno, Elio esplorerà pianeti sconosciuti e affronterà sfide impreviste, che lo porteranno a scoprire chi è davvero e dove è destinato a stare, in un'avventura cosmica tanto folle quanto rivelatrice.
Genere: Animazione, Avventura, Fantascienza
Regia: Adrian Molina, Madeline Sharafian, Domee Shi
Voci originali: Yonas Kibrebab, Zoe Saldaña, Remy Edgerly, Brendan Hunt, Jameela Jamil, Shirley Henderson, Brad Garrett, Brandon Moon, Dylan Gilmer, Jake Getman, Matthias Schweighöfer, Ana de la Reguera, Anissa Borrego, Naomi Watanabe, Bob Peterson
Voci italiane: Alessandra Mastronardi, Adriano Giannini, Neri Marcorè, Lucio Corsi, Andrea Fratoni, Fabrizio Manfredi, Gaia Bolognesi, Elena Perino, Alexander Gusev, Massimiliano Alto, Ciro Clarizio, Davide Doviziani, Ilaria Stagni, Monica Volpe, Micaela Incitti
Durata: 97 min
Critica: Elio Solis è un bambino di 11 anni che, dopo aver perso i genitori, si sente solo e incompreso; non è in grado di farsi degli amici né di creare un legame con la zia Olga, che da parte sua ha difficoltà a conciliare le proprie aspirazioni di carriera con le responsabilità dell’essere genitore. Una volta scoperta la possibile esistenza di forme di vita extraterrestri, Elio diventa ossessionato dall’idea di entrarne in contatto e fa di tutto per essere rapito da un’astronave aliena. Quando finalmente ci riuscirà, verrà trasportato nel Comuniverso, un’organizzazione interplanetaria formata da rappresentanti provenienti da ogni parte del cosmo, e sarà identificato per errore come il leader della Terra. Per due volte, nel corso di questo 29° lungometraggio targato Disney Pixar, al protagonista verrà offerta la possibilità di scoprire il segreto dietro al senso della vita. A farlo sarà il Manuale Universale dell’Utente, una sorta di avanzata ChatGPT dalla conoscenza pressoché infinita che rimane puntualmente delusa dalle richieste di Elio, il quale naturalmente non ha alcun interesse a farsi rivelare qualcosa di così astratto e complesso. La comprensione del senso della vita, e quindi della propria identità, è del resto uno dei grandi temi che la Pixar indaga fin da quando, ormai trent’anni fa, ha dato ai giocattoli i doni della parola, del movimento e dei sentimenti in Toy Story, e non poteva certo essere svelata da un’intelligenza artificiale, vista come vero e proprio villain dall’industria dell’animazione.
Ecco quindi che, dopo essere tornata nel mondo interiore di Inside Out 2 lo scorso anno, con Elio lo studio di animazione continua a esplorare nuovi mondi e sfumature diverse dell’animo umano e prosegue il suo racconto di conflitti generazionali già al centro di molte delle loro opere recenti, dallo stesso Inside Out a Coco e Luca, ma soprattutto Red, anch’esso diretto da Domee Shi: anche qui ci sono genitori che si impongono sui propri figli, che si rifiutano di ascoltarli e di comprenderli, e anche qui ci sono bambini alla disperata ricerca di loro stessi, che devono fare i conti con un mondo che non li accetta (o meglio, è il mondo a dover fare i conti con loro, e inevitabilmente sarà quest’ultimo a perdere). In Elio, il tema portante è la solitudine e la conseguente mancanza di appartenenza a un luogo, una comunità, una famiglia, non solo di Elio, prototipo del nerd sfigato e vittima di bullismo, ma anche di Olga e Glordon (Remy Edgerly), la creatura extraterrestre che stringerà amicizia col protagonista.
Per certi versi, il personaggio di Elio sembra quasi la versione pixariana di un hikikomori, termine giapponese che indica persone (perlopiù di giovane età) isolate, in un modo o nell’altro deluse dalla società e abbandonate a loro stessi, e che sembrano aver rinunciato a ogni genere di rapporti, relazioni e connessioni umane. Nella letteratura e nell’animazione giapponese gli hikikomori sono spesso protagonisti dei cosiddetti isekai (letteralmente “altro mondo”), nei quali, in seguito a un incidente che ne causa la morte prematura, vengono reincarnati in un mondo fantasy, dove avranno la possibilità di lasciarsi alle spalle i traumi e i dolori della vita precedente e ricominciare da capo, esattamente come Elio quando viene rapito. Certo, quest’ultimo non subisce nessuna reincarnazione, né rinuncia a vivere o alla speranza, ma sceglie comunque di voltare le spalle alla Terra e a tutto ciò che la vita su di essa ha da offrire.
Non è un caso, infatti, che in Elio manchi quasi del tutto quella forte componente etnica e culturale – messicana, italiana, cinese e afroamericana – che caratterizzava molti degli ultimi lungometraggi Pixar. C’è invece una riflessione, che forse arriva al momento storico giusto, sulle responsabilità di essere un leader, e sull’importanza della diplomazia per evitare conflitti e violenza. E c’è, ovviamente, la componente sci-fi, che guarda allo Spielberg di E.T. – L’extra-terrestre e Incontri ravvicinati del terzo tipo, a tutta la fantascienza dello stupore, della meraviglia per il diverso, per la tecnologia avanzata, per le astronavi e i personaggi dal design stravagante. Allo stesso tempo, le registe Domee Shi e Madeline Sharafian inseriscono anche qualche sequenza thriller e horror, tra cui un momento (brevissimo ed edulcorato, ma inaspettato in un film di questo tipo) di violenza grafica.
Al netto di una carica emotiva, Shi e Sharafian (ma anche Adrian Molina, ideatore della storia e regista iniziale del film) centrano tutte le scene madri e dimostrano di conoscere bene la formula Pixar, felice connubio tra il più classico dei racconti di formazione, il racconto di emozioni e rapporti complessi, la sempre splendida tecnica di animazione e il più immaginifico dei mondi fantastici. O alieni, in questo caso. TORNA ALLA HOME PAGE