
LA TRAMA FENICIA
La Trama Fenicia, il film diretto da Wes Anderson, racconta la storia di un'azienda di famiglia che si trova al centro di una trama intricata e carica di tensione. Al centro della vicenda ci sono Zsa-Zsa Korda (Benicio del Toro), uno degli uomini più ricchi e potenti d’Europa, e sua figlia (Mia Threapleton), sempre accompagnata dal suo tutore Bjorn Lund (Michael Cera).
Nonostante lavorino fianco a fianco nell'azienda di famiglia, il loro rapporto è segnato da conflitti e incomprensioni, creando una dinamica familiare tesa e fragile, che sembra essere sempre sull'orlo della rottura. I due condividono un passato irrisolto e una quotidianità fatta di silenzi pesanti e sguardi sfuggenti. Questa complicata relazione padre-figlia subisce un ulteriore scossone quando entrano in un turbinio di eventi legati a un'oscura vicenda di spionaggio internazionale, che coinvolge segreti industriali, intercettazioni e ricatti.
In un clima crescente di tradimenti e inganni, Zsa-Zsa e sua figlia si trovano costretti a fare scelte morali discutibili che minano ancora di più il loro rapporto, già compromesso da vecchie ferite mai del tutto rimarginate.
Genere: Commedia
Regia: Wes Anderson
Attori: Benicio Del Toro, Mia Threapleton, Michael Cera, Rupert Friend, Tom Hanks, Bill Murray, Scarlett Johansson, Bryan Cranston, Willem Dafoe, F. Murray Abraham, Benedict Cumberbatch, Jeffrey Wright, Hope Davis, Charlotte Gainsbourg, Riz Ahmed
Durata:101 min
Critica: La trama del film segue la storia di un magnate internazionale che, dopo essere sopravvissuto a un incidente aereo per la sesta volta, decide di ricucire il rapporto con sua figlia Liesl, diventata suora e che non vede da diversi anni. Anderson ha rivelato che l'ispirazione per il film è arrivata dopo la nascita della figlia Freya nel 2016 e che a suggergli di raccontare questa storia è stata la moglie Juman Malouf.
Una favola anticapitalista inconfondibilmente di Wes Anderson. ancora una volta ci fa rimpiangere di non avere abbastanza occhi per divorare tutta la bellezza.
Anatole «Zsa-zsa» Korda, magnate quasi immortale, colleziona nemici e incidenti aerei, a cui sopravvive a dispetto dei suoi sabotatori. In un clima da predazione capitalistica e di morte prossima, Korda mette in ordine i suoi affari e decide di lasciare la sua immensa fortuna a sua figlia, novizia imperturbabile, con pipa e rosario, a un passo dai voti. Salvo che il nostro ha altri nove figli, tutti maschi, che non ha il tempo o il desiderio di amare. La presenza di Liesl, che accetta il lavoro di ereditiera provvisoria nel tentativo di identificare l'assassino di sua madre, cambierà le carte in tavola e il destino di un padre imbarcato in un rocambolesco progetto industriale.
La trama fenicia non rappresenta una rivoluzione per Wes Anderson, una constatazione che però non dà ragione ai detrattori e alle riduzioni schematiche, perché la sua estetica è sempre stata al servizio di uno scopo, di un modo di raccontare il mondo.
L'armonia delle sue simmetrie, la colorimetria che esclude i bianchi squillanti e i neri profondi, il giallo, che qui come in Grand Budapest Hotel o Fantastic Mr. Fox gli permette di enfatizzare un'epoca e di correggere la gioia o il calore che gli viene spontaneamente attribuito, la teatralizzazione del cinema, la tipografia - cartelli di lettere disegnate, calligrafate o cucite -, i paesi immaginari e lo spirito rétro, che non contempla cellulare e intelligenza artificiale, ci fanno rimpiangere ancora una volta di non avere abbastanza occhi per divorare tutta la bellezza, le invenzioni, i momenti sospesi.
A chi conosce la filmografia di Anderson, La trama fenicia sembrerà sorprendente a metà ma è proprio questa la sua forza: coniugare il vecchio col nuovo per offrire una storia che esplora situazioni familiari attraverso temi inediti e un tema ricorrente. Perché la morte è dappertutto nell'opera di Wes Anderson, e più di ogni altra cosa nella sua messa in scena, che è primariamente una natura morta. Fino ad oggi era stata trattata come evento liberatorio, mai come punizione finale.
Qui si abbina a un immaginario più cupo, incorporando un lessico visivo proprio della religione cristiana e una violenza più grafica. Il protagonista, eroe bastardo, passa l'intero film a fuggire la morte, incarnata in maniera più letterale e in un aldilà in bianco e nero, un Giudizio Universale in cui siedono Charlotte Gainsbourg e Bill Murray.
Una certa idea dell'inferno che conferisce al film un aspetto splendidamente assurdo ma pure una maniera molto seria di interrogarsi. "Chi colmerà il gap?" si domanda «Zsa-zsa » Korda davanti a binari spezzati, una ferrovia che ha perso il collegamento tra il suo inizio e la sua fine. Il divario da colmare non è solo una questione di soldi, ma una questione vitale per un personaggio che non può morire prima di riparare un danno e ridurre la distanza tra sé e la sua famiglia.
L'approccio metodico, che si traduce sempre in estetica splendente e ridondanza, innesca questa volta un ritmo più frenetico e un racconto quasi orientato all'azione, fluido, dove le battute volano come proiettili e le situazioni si susseguono come un caotico giro del mondo.
La trama fenicia è uno strano viaggio in un deserto andersoniano sorprendentemente pieno, una favola anticapitalista che ha il suo centro nevralgico nella relazione padre-figlia. Una coppia dal debutto incerto, dove la fiducia si guadagna dolcemente e il carattere passa tutto dai costumi disegnati da Milena Canonero. La loro dualità si esprime in un'opposizione franca, abiti eleganti dai motivi complessi per Benicio del Toro, superbo e minerale, e abito religioso e bianco rigoroso per Mia Threapleton, contaminato progressivamente dagli accessori di lusso offerti da un padre impossibile. Le trame gessate delle stoffe di Korda prolungano quel puzzle narrativo che sembra diventato la principale ossessione di Wes Anderson.
L'idea del film a segmenti, le storie di famiglie disfunzionali, l'ensemble stellare, La trama fenicia è un film inconfondibilmente suo, non influenzato dall'industria e da un pubblico sempre meno permissivo nei confronti di autori che rivendicano una imperturbabile marginalità. A immagine del suo eroe, l'autore sopravvive a ogni tentativo di sabotaggio e a un cinema fracassone sempre meno inventivo.
Dietro la dose di artificio e di toccante pudore, Anderson prosegue il viaggio e continua a commuoverci, perché, contro ogni previsione, il "progetto di costruzione più importante" della vita del protagonista, quello che ispira il titolo e che metterà in disaccordo un cast di stelle, diventa sua figlia.
Più lineare di The French Dispatch e di Asteroid City, La trama fenicia è una sorta di Tintin nel paese dei capitalisti e nel regno della Grande Fenicia, luogo immaginario quanto la nazione di Zubrowka in Grand Budapest Hotel.
A caccia di denaro per salvare un progetto faraonico e la sua pelle, Anatole « Zsa-zsa » Korda è l'ennesimo adulto perduto di Anderson alle prese con una 'bambina' troppo seriosa ma vera come il Renoir appeso in camera sua. In fondo a un percorso a ostacoli, tra investitori, terroristi cortesi, parenti terribili e pezzi grossi di un consorzio di Sacramento, lo attende la riconciliazione e una ricetta per la felicità: rinunciare all'oro, bere whisky, giocare a carte, ascoltare Bach e vedere i propri figli crescere. In (buona) sostanza, vivere. E vivere significa imparare a morire bene. TORNA ALLA HOME PAGE