PATERNAL LEAVE Prima Nazionale   giovedì 15, venerdì 16, sabato 17, domenica 18: ore 21:00 sabato 24, domenica 25: ore 18:30 #PaternalLeave

PATERNAL LEAVE

 

Sola, arrabbiata e in cerca di risposte, una ragazza tedesca decide di intraprendere un viaggio nella riviera romagnola per incontrare il padre biologico che non ha mai conosciuto. Il loro primo incontro è un turbinio di emozioni, carico di domande irrisolte, desiderio di appartenenza e tensioni accumulate nel tempo.Leo ha 15 anni ed è cresciuta in Germania senza mai conoscere suo padre. Quando scopre la sua identità, decide di mettersi in viaggio per trovarlo e arriva su una spiaggia deserta della costa italiana, in un chiosco chiuso per l’inverno. Lì incontra Paolo, che resta spiazzato dal suo arrivo improvviso. L’incontro lo destabilizza, riaprendo ferite sopite e mettendo in discussione il fragile equilibrio della sua nuova famiglia. In un primo momento, Leo cerca solo risposte, ma presto il desiderio di appartenenza prende il sopravvento. Nei giorni che seguono, tra padre e figlia si crea un legame fatto di esitazioni e piccoli passi, ma la loro connessione, ancora fragile, viene presto messa alla prova. Di fronte alle ombre del passato e alle incertezze del presente, entrambi saranno costretti a ridefinire ciò che significa davvero essere parte della vita dell’altro.

Paternal Leave è un film sugli inciampi dell'essere umano, sull'amore, sulla famiglia, ma soprattutto è un film sull'essere onesti con noi stessi, sull'avere il coraggio di guardare chi siamo.

 

Genere: Drammatico

 

Regia: Alissa Jung

 

Attori: Juli Grabenhenrich, Luca Marinelli, Arturo Gabbriellini, Gaia Rinaldi, Joy Falletti Cardillo

 

Durata:113 min

 

Critica: Un tenero ed energico ritratto, non privo di poesia, di un rapporto padre e figlia tutto da costruire.

Presentato nella sezione Generation del Festival di Berlino, Paternal Leave è un film di esordio per l'attrice Alissa Jung che racconta il rapporto di un'adolescente con il padre che non ha mai conosciuto, interpretato da Luca Marinelli.

Quando scopre di avere un padre italiano, l'adolescente tedesca Leo prende il primo treno per l'Italia, smaniosa di conoscerlo. Incontrerà Paolo, un uomo sorpreso e impaurito, che non sa minimamente come rapportarsi a lei e come giustificare un'assenza così importante dalla sua vita. Nel frattempo, Leo stringerà amicizia con Edoardo, un ragazzo incompreso dal padre violento, e con la piccola Emilia, altra figlia - questa volta riconosciuta e considerata come tale- di Paolo.

È un coming of age energico, insieme tenero e rabbioso Paternal Leave, film che segna il debutto dietro la cinepresa di Alissa Jung, moglie di Luca Marinelli. L'attore, non nuovo a esperienze internazionali tra Le otto montagne, Trust e M. Il Figlio del secolo, interpreta qui il non facile ruolo di Paolo, padre tutt'altro che nato per esserlo.

Inadeguato, vulnerabile, irrisolto, non ha la minima idea di come reagire quando si ritrova davanti Leo, la figlia tedesca adolescente mai conosciuta. La interpreta in modo convincente e misurato Juli Grabenhenrich, anche lei al suo debutto sullo schermo. Il rapporto tra Leo e Paolo è da subito altalenante, complicato, fatto di improvvisazioni, goffaggini, recriminazioni e paure. Paura dell'ennesimo rifiuto da parte della figlia, che non capisce come mai suo padre non abbia voluto conoscerla e crescerla. Come mai non abbia voluto farle da padre, mentre con la piccola Emilia, nata da una nuova relazione, sembra riuscirci. Paura anche da parte del padre, perché Paolo non sa proprio che pesci prendere.

Troppo semplice liquidarlo come "immaturo", è un uomo poco incline ad assumersi le proprie responsabilità e molto tendente alla fuga. Ma scappare può essere una soluzione momentanea, non è mai risolutiva, la paura deve essere affrontata.

Ecco che il coming of age diventa di entrambi, figlia e padre, adolescente e adulto in formazione a confronto, dentro un doloroso gioco di specchi che la regista ha il merito di portare sullo schermo con sobrietà, misura e senza retorica. A parte qualche urlo di troppo alla Muccino, funziona il racconto di questo rapporto tutto da costruire che si nutre di paste improvvisate, canzoni, bagni, illustrazioni di tatuaggi, sorrisi e silenzi condivisi.

Jung firma un dramma familiare a tratti molto duro, con un padre che si ostina a ricadere nell'errore e nascondere a tutti questa figlia ritrovata e il dolore di quest'ultima, che sente tutto il peso dell'impropria etichetta dell'errore. Ma anziché firmare un film "camera e cucina", la regista ha il merito di far respirare i suoi personaggi, e il pubblico con loro, attraverso campi lunghi, panorami ampi, spazi romagnoli in cui perdersi con lo sguardo, come fanno in diverse scene i protagonisti, gettando lo sguardo verso il mare o i fenicotteri.

Pur essendoci altri personaggi significativi nel mezzo, come il fattorino Edoardo (Arturo Gabbriellini) che fa da compagnia e da spalla alla protagonista, condividendo con lei le difficoltà con la figura paterna, il focus del film sta tutto nella relazione a due tra figlia e padre, imperfetta, difettosa, frangibile che sa trovare la sua verità taciuta - e la sua emozione - in un abbraccio insperato.

Guai ad alzarsi ai titoli di coda: oltre alle foto di backstage, c'è la voce di Marinelli che delizia il pubblico interpretando il poetico brano di Giorgio Poi "Solo per gioco" che racchiude bene il senso del film: "E tutte le paure/ Certo spariranno in un momento/ E ridere per questo/ Vivere per questo, diventare questo". TORNA ALLA HOME PAGE