THE WHALE venerdì 17: ore 21:15 sabato 18: ore 18:30 – 21:15 domenica 19: ore 18:30  sabato 25, domenica 26: ore 16:30 #TheWhale

 THE WHALE

 

The Whale, il film diretto da Darren Aronofsky, racconta la storia di Charlie (Brendan Fraser), un professore d'inglese che soffre di grave obesità e vive recluso in casa. L'uomo tiene corsi universitari di scrittura online, tenendo sempre la webcam spenta. Charlie ha perso ogni rapporto con il mondo esterno, compreso il legame con la figlia adolescente, Ellie (Sadie Sink), che non vede da diversi anni. L'unica persona che Charlie frequenta è Liz (Hong Chau), l'infermiera che lo aiuta con le medicazioni e le cure.

Dopo una diagnosi che attesta che a Charlie resta poco tempo da vivere, l'uomo decide di riallacciare i rapporti con la figlia, per cercare un'ultima possibilità di riscatto. Nel frattempo, nella sua vita entra anche Thomas (Ty Simpkins), un giovane membro della New Life Church che tenta di evangelizzarlo. La presenza di nuove persone - e soprattutto di Ellie - nella vita di Charlie porterà l'uomo a scavare nei propri ricordi e nei traumi che lo hanno portato a essere chi è oggi.

 

Genere: Drammatico

 

Regia: Darren Aronofsky

 

Attori: Brendan Fraser, Sadie Sink, Samantha Morton, Ty Simpkins, Hong Chau, Huck Milner, Sathya Sridharan

 

Durata:117 min

 

Critica: Un film bellissimo e straziante. Che compie il miracolo di sciogliere via via il peso del protagonista e del Cinema in una dimensione eterea, spirituale. Un autentico atto di fede.

 Darren Aronofsky torna al cinema dopo cinque anni con The Whale, conquistando il pubblico al botteghino e aggiudicandosi ben tre candidature agli Oscar 2023. Quando Brendan Fraser, protagonista del film, ha saputo della candidatura come Miglior attore, si è detto entusiasta e grato, riconoscendo il grande lavoro di Adrien Morot per il make-up (anche lui in lizza agli Academy Awards). Il regista ha raccontato di aver impiegato quasi dieci anni per trovare la persona adatta al ruolo. Poi quando gli è venuto in mente il nome di Fraser e insieme hanno letto la sceneggiatura, ha pensato: “Ok, abbiamo trovato il nostro Charlie!”.

L’attore interpreta un professore di inglese obeso, di 272 chilogrammi. Durante le riprese ha dovuto indossare protesi e un body piuttosto scomodo: tutto il costume pesava circa 130 chili (anche per questo nel film è seduto la maggior parte del tempo).

Hong Chau, che nella pellicola interpreta Liz, è in gara per gli Oscar come attrice non protagonista. Completa il cast del film Sadie Sink, noto volto di Stranger Things. Il regista ha scelto per la realizzazione del film alcuni professionisti con cui aveva collaborato già in lavori precedenti: il montatore Andrew Weisblum (Il cigno nero) e il direttore della fotografia Matthew Libatique (Madre!).

Nella prima sequenza assistiamo a una lezione di scrittura creativa su una piattaforma online. L’inquadratura stringe su un desktop che è un mosaico di schermi. Vediamo il volto di tutti gli studenti tranne uno, quello al centro occupato dall’insegnante. Solo una voce a occupare quel quadrante nero. Una voce che detta le regole per una buona scrittura: “Siate sinceri!” L’inquadratura si stringe nella finestra al nero per poi riaprirsi all’interno dell’abitazione di Charlie, l’insegnante protagonista, obeso, enorme, debordante. Un corpo bigger than life, che occupa spazio e allo stesso tempo costringe a ripensare lo spazio, quello dello sguardo, quello del set e dell’immagine che qui è in 4:3, come il cinema degli autori di una volta e come i piccoli schermi del mondo di oggi, che Charlie utilizza per insegnare ma che allo stesso tempo teme per la loro crudeltà espositiva, per la loro “cattiveria” – una parola che ricorre frequentemente nella logica formale e religiosa di The Whale, giocata costantemente nella dicotomia della scelta: bontà/crudeltà, corpo/anima, interno/esterno, visibile/invisibile. Charlie pesa 270 chili e ha problemi cardiaci irreversibili. Cammina a fatica con un deambulatore, trascorrendo le sue giornate sul divano, leggendo le tesine dei suoi studenti e mangiando pizza. Si occupa di lui l’infermiera Liz, la sorella del compagno di Charlie la cui morte alcuni anni prima per suicidio ha portato il protagonista a ingrassare e a chiudersi in casa. A Charlie restano pochi giorni da vivere, durante i quali deve riallacciare i rapporti con la figlia diciassettenne Ellie, che lui ha abbandonato quando aveva solo otto anni. E poi c’è Thomas, un altro giovane ragazzo ossessionato dalla fine del mondo che insistentemente di convertire Charlie “perché ne ha bisogno”. Aronofsky firma probabilmente il suo The Elephant Man. Charlie è il John Merrick del XXI secolo. Il corpo mostruoso che insegna agli altri cosa vedere e come (poter) amare. Ma è anche il riflesso di una nuova rielaborazione del rapporto padre-figlia già raccontato in The Wrestler, di cui è una sorta di contro-canto metafisico. Alla base c’è comunque l’omonima opera teatrale di Samuel D. Hunter, che Darren Aronofsky voleva trasporre su grande schermo da circa dieci anni e che sembra perfetta per i simbolismi e le metafore ruvide che da sempre compongono, nel bene e nel male, il cinema del cineasta americano. La Casa come arca. Come luogo di protezione in cui salvare la Famiglia, la Scrittura, l’Amore. Aranofsky si conferma un cineasta da Vecchio testamento (Noah), tessitore di parabole in apparenza elaborate, ma in verità semplicissime, essenziali. Un unico luogo, quattro-cinque personaggi. Un arco di tempo ridotto a una settimana, mentre fuori piove quasi ininterrottamente, come fosse in corso un “nuovo” diluvio universale (ancora Noah), la fine del mondo da cui è ossessionato il giovane predicatore. Eppure lo spazio-set in The Whale sembra uno spazio organico (Madre!), ora troppo stretto per il corpo in disfacimento di Charlie, ora aperto all’incontro con l’altro, all’attesa di un abbraccio che è l’immagine mancante attorno a cui ruota tutto il centro emotivo di questo film bellissimo e straziante. Capace di compiere via via il miracolo di sciogliere il peso del protagonista e del Cinema in una dimensione eterea, spirituale. Un autentico atto di fede.  TORNA ALLA HOME PAGE