
TRE CIOTOLE
Dopo quello che sembrava un banale litigio, Marta e Antonio si lasciano. Marta reagisce alla rottura chiudendosi in sé stessa. L’unico sintomo che non può ignorare è la sua improvvisa mancanza di appetito. Antonio, chef in rampa di lancio, si butta sul lavoro. Eppure, sebbene sia stato lui a lasciare Marta, non riesce a dimenticarla. Quando Marta scopre che la mancanza di appetito ha più a che fare con la propria salute che con il dolore della separazione, tutto cambia: il sapore del cibo, la musica, il desiderio, la certezza delle scelte fatte.
Genere: Drammatico
Regia: Isabel Coixet
Attori: Alba Rohrwacher, Elio Germano, Silvia D'Amico, Galatea Bellugi, Francesco Carril, Sarita Choudhury
Durata: 120 min
Critica: Il film è tratto dall'omonimo libro di Michela Murgia edito da Mondadori.
“Tre Ciotole è il mio paesaggio interiore, racconto di una donna alle prese con due eventi simultanei: è nel mezzo di una dolorosa separazione e davanti all'inevitabile. Ma non è una donna che implora o cerca compromessi; è una donna che si inchina, come si fa davanti al sole che tramonta, consapevole che sorgerà di nuovo, altrove, al di là del suo sguardo. Voglio raccontare il suo percorso nella Roma di oggi con delicatezza ed emozione, perché Marta ci mostra che perfino nell'addio può esserci grazia, e anche nel dolore c’è spazio per la gioia.” Isabel Coixet
Nel film di Isabel Coixet l'onestà cruda di Michela Murgia incontra la delicatezza di una fiaba.
Dopo sette anni insieme, Marta viene lasciata da Antonio, stanco delle sue ritrosie, del suo non saper fingere e del suo evitare le cose che non le piace fare. Marta soffre la sua assenza, anche fisicamente, ma prosegue nel lavoro di insegnante di educazione fisica al liceo, continua a mangiare in maniera disordinata, e manda stroncature sotto falso nome al ristorante di cui Antonio è proprietario e chef. Il suo interlocutore è soprattutto il cartonato di un cantante K-pop coreano, che ascolta le riflessioni sulla vita della donna e le dorme accanto.
La sorella Elisa cerca di stare vicino a Marta, soprattutto quando i mal di pancia si rivelano dovuti non solo alle "schifezze" che mangia. E un suo collega di lavoro, il professor Agostini, cerca di acchiapparla mentre lei sfugge in bicicletta, per le strade di una Roma altrettanto sfuggente, cercando le cose che sembrano dirle che andrà tutto bene, nonostante tutto.
Tre ciotole è l'adattamento dell'ultima raccolta di racconti di Michela Murgia.
La scrittrice era già cosciente della malattia che l'avrebbe condotta ad una morte prematura, e di quell'imminenza è imbevuto, ma è anche della consapevolezza leggera con cui ha affrontato il suo destino, cogliendo il significato non della sua prossima dipartita, ma della sua presenza nel mondo. La regista spagnola Isabel Coixet, che aveva già affrontato il tema del fine vita con La Mia Vita Senza Di Me, cambia di segno la sua storia, mostrando una protagonista che non intende lasciare una eredità, ma crea una rete di connessioni quasi involontarie di cui è il centro, senza essersi mai messa in primo piano.
La regia di Coixet è fatta di momenti, tessere di un mosaico che trova la sua definizione solo alla fine, e la sceneggiatura, della stessa Coixet e di Enrico Audenino, ha la delicatezza di una fiaba, e allo stesso tempo quell'onestà cruda che era la cifra esistenziale e comunicativa di Michela Murgia. L'invito è a "smetterla di occuparsi delle cose stupide" e a "fare della propria vita ciò che vogliamo", fregandosene di quello che pensa la gente. Si esce dalla visione del film non tristi, ma motivati a non sprecare neanche un minuto in stronzate, o con gente che non ci piace e che ci fa sentire soli.
Alba Rohrwacher abita il personaggio di Marta comprendendone più i silenzi che le parole, più le riluttanze che le azioni, e prestando la sua naturale timidezza e ostinazione a una figura femminile insolita per il cinema italiano (e internazionale) perché non è come gli altri ma non ne fa né una bandiera né una colpa, è selettiva senza essere arrogante, presente a se stessa senza dover definire ogni sua emozione. Elio Germano, specularmente, usa la sua rabbia per costruire il ritratto di un uomo che ha impostato la sua vita sul raggiungere obiettivi dimenticando la gioia di fare le cose per niente.
La presenza di Francesco Carril, già coprotagonista della serie Dieci capodanni, nel ruolo di Agostini ricollega Tre ciotole a quel nuovo audiovisivo spagnolo che trova nel ritornare all'umano la sua linfa più feconda. La colonna sonora, che mescola musiche originali di Alfonso De Villalonga con un brano interpretato da Mahmood e Vanoni, Hoagy Carmichael reinventato da Nina Simone e Luigi Tenco rinnovato da November Ultra e Nicolas Mantoux, fa da accompagnamento emotivo in modo simile alla colonna sonora della serie scritta e diretta da Rodrigo Sorogoyen.
Le tre ciotole di questa storia sono gli spazi che possiamo riempire e quelli che dobbiamo svuotare, sono i posti speciali che vogliamo salvare dall'invadenza e quelli in cui cerchiamo di ritrovare i ricordi, le parole che non vogliamo sostituire con neologismi "yankee" e le stanze che devono essere attraversate dalla gioia prima di essere concesse ad altri. Ma la protagonista è la vita, che ci riacchiappa anche un attimo prima di abbandonarci, se glielo permettiamo.